martedì, novembre 13, 2007

:::io ODIO il mio posto di lavoro:::

"..il tempo passa in fretta
e il lavoro è una prigione
da cui non si esce mai
e tutto intorno si consuma lentamente
chi comanda
non ti lascia più il tempo
per decidere di te
per decidere con noi
per lottare assieme a voi
per riprenderci la vita
perchè il tempo se ne va.."

l.t.l.m. ska, senza sicura


la mia sopportazione verso il mio attuale posto di lavoro è arrivata all'estremo.
come non bastasse avermi negato il sabato libero (ma non questo, questo sabato ho vinto) dovete sapere che ogni settimana mi viene rubata mezz'ora della mia vita, in quanto mi costringono a star lì senza vedere 1 centesimo.
alle mie giuste domande sul perchè di questa cosa mi viene risposto che quando è stato fatto l'orario non si ha pensato a chi non rimane lì a vita..
ma come non ci hai pensato?
mai sentito parlare di precariato?
roba da matti.
non ce la faccio più, è schiavismo legalizzato.
giuro: se mi avessero dato il sabato libero gliene avrei regalata anche di più di vita..
ma venirsi incontro non è usanza di quel posto.
solo mettersi i bastoni fra le ruote in una tristissima guerra fra poveri.
ma è una guerra in cui non so quanta voglia abbia di entrare.
la parte di me che reclama i suoi diritti sogna già mobilitazioni di avvocati mentre la mia parte stanca di sentirli/vederli vuole solo chiudere al più presto tutta la faccenda.
come? o perdendolo il prima possibile o licenziandomi.
ma ci vuol del coraggio a licenziarsi..
perchè perdere questo posto per me vuol dire perdere vicenza.
e non voglio.
non riesco nemmeno a capire quale sia il male minore da scegliere.
se restare lì o andarmene.
mi sento un'immigrata legata alla bossi-fini.
scrissi giusto stamane una frase su questo concetto, ma ora non la ricordo e non ho nessuna intenzione di alzarmi per prendere l'agenda..
non ho mai odiato così tanto un posto di lavoro.
forse solo quando, tantissimi anni fa, andai "a penaci" o "a spenaciare": lavoro di merda, di cui ignoro la nomenclatura italiana, che consiste nel togliere la parte superiore della pianta della panocia (mi suggeriscono frumento), il penacio. da qui il verbo spenaciare.
operazione che si faceva a mani nude in mezzo a queste piante, molto più alte di me..
vabbè, lasciamo perdere.
il problema è che il mio lavoro mi piace, forse ho trovato la mia strada, ma quando capiti in un posto di lavoro non diverso da una fabbrica cinese il piacere inizia a scemare..
che nervi.
se solo avessi i soldi gli farei causa. non mi interessa se è solo mezz'ora perchè tante mezz'ore fanno delle ore e tante ore fanno tanti soldini e tempo persi..
ma forse se avessi i soldi non avrei nemmeno bisogno di lavorare.





post scritto ascoltando l.t.l.m. ska, senza sicura

5 commenti:

Arame ha detto...

I miei "buoni" consigli scarseggiano, perchè non conosco come te la tua situazione, non conosco le tue colleghe, ne i tuoi datori di lavoro, ma so che la situazione lavoro è critica per molti, anche per me non è sempre facile. Però un abbraccio te lo posso offrire, non è proprio come un contratto a tempo indeterminato, ma non ho altro.
... solo tanto affetto...

inutile donna ha detto...

wow, che carina..
un abbraccio fa sempre bene, anzi a volte fa veri e propri miracoli!

Anonimo ha detto...

io di situazioni critiche nei posti di lavoro ne ho passate diverse e la mia soluzione è sempre stata, sbattere la porta e andarmene a volte anche perdendo dei soldi ... ma da quello che ho capito se sbatti quella porta, non si chiude solo il lavoro ma una parte della tua vita.... non ho consigli, ma posso dalla mia piccola postazione davanti al pc pensarti e abbracciarti virtualmente

inutile donna ha detto...

nena: esatto, hai capito giusto.
proprio oggi ho affrontato una mezza discussione con mamma in merito.. lei diceva che a breva perderò il posto ed io ne ho approfittato per dichiarare ancora che non me ne voglio andare. lei è sorda in questo senso e le mie ultime parole sono state: mi ci porti tu se ne sei capace.
(riferito all'altra città)
è una situazione ansiosa perciò ringrazio vivamente dell'abbraccio..
ne ho bisogno.

Roy PAcini ha detto...

Ciao ho letto il tuo post per caso e mi ha toccato parecchio.
A volte succede che diventiamo così parte di quel vortice del ciclone AZIENDA che solo in rari attimi si riesce a capire tutto quello che ci tolgono per un tot fisso mensile che alla fine non ripaga del tempo trascorso dentro le mura di un ufficio. Piano piano ci si rende conto che le mezz'ore non vengono pagate, i permessi neppure, il cellulare sempre reperibile e via dicendo ma si è dentro l'obiettivo e tutti seguono quella strada..per cui uscirne è davvero difficile.
Ringrazio il cielo il giorno che mi sono rimesso in gioco e ho detto basta..Il rischio era altissimo ma mi è andata bene anzi benissimo..:)
il consiglio che ti do è uno solo: guardati dentro..ma dentro davvero e ricordati che le tue abilità sono uniche anche se l'azienda nn lo da a vedere. Non credere che se lasci quello poi non troverai altro: anzi si apriranno un milione di infinite possibilità.
Un abbraccio sincero e buona fortuna.
Roy Pacini
www.ricomincioda30.com